Il Castello di Andrano, dove abita “lu moniceddhu”

Il Castello di Andrano ha pianta quadrangolare e comprende 5 torri, 4 delle quali poste agli angoli e una di controllo posta nella parte centrale del prospetto nord. Si presenta su due livelli, conservando al pianterreno la struttura originaria con le stalle e l’ampio cortile a forma rettangolare, una piccola cappella per il culto della Madonna delle Grazie, le residenze degli inservienti con i locali dedicati ai lavori agricoli e artigianali. Il primo piano conserva le tracce della nobiltà nella Stanza del Trono, che si affaccia su Piazza Castello con una loggia principesca di grande valore artistico in stile barocco con lo stemma dei Caracciolo, famiglia alla quale si deve buona parte dei rifacimenti decorativi.
Gli architravi esterni di porte e finestre presentano 12 iscrizioni latine, di contenuto in parte laico, in parte religioso. Alle spalle del castello vi era un immenso giardino, trasformato in parco pubblico negli anni’80 con spiazzi, sedili, vialetti. Un profondo fossato circonda il castello quasi interamente e al suo interno sono ancora visibili i segni dei picconi, con i quali sono state estratte le pietre utilizzate per buona parte della costruzione del maniero. Potete ammirare il Castello nella ricca galleria fotografica, alla fine del post.

Origine del bene
Le origini dell’intero comune di Andrano e del suo Castello risultano confuse e incerte, ma le uniche notizie certe provengono dai rogiti della cancelleria angioina, da cui si è appreso che da semplice “caseggiato-masseria” intorno all’800 si sarebbe trasformato in “masseria fortificata” dopo il 1000 e che furono ben 11 le famiglie di feudatari succedutesi nel possesso dell’imponente maniero, dal 1269 (Pietro de Curla) fino al 1968 (le sorelle Ippolita e Laura Caracciolo, ultime proprietarie). Molti di questi notabili utilizzarono il casale come dimora estiva, apportando ampliamenti e modifiche, scegliendo come residenze ufficiali casali più grandi o disposti in luoghi politicamente più influenti. Nel 1980 l’amministrazione comunale ha acquistato l’intero complesso architettonico.

Il Castello divenne residenza di nobili e feudatari locali a partire dal 1269 con Pietro de Curla, per cui si considera questa la “data di nascita” del bene, che ha assunto l’aspetto attuale attraverso i secoli con le modificazioni operate principalmente dai Del Balzo (1431), dai Saraceno (1466), dagli Spinola (1606), dai Gallone (1660), dai Caracciolo (dal 1734 fino al 1968).

Leggende e tradizioni correlate
Una tesi abbastanza radicata è che tra l’800 e il 1000 siano stati dei pescatori greci naufragati sulle coste dell’estremo Salento e poi spostatisi nell’entroterra, per ragioni di sicurezza, a dare origine a casali e nuclei abitativi, che avrebbero in seguito delimitato con alte mura e utilizzato come masserie, ingranditesi con l’arrivo di forestieri provenienti da casali vicini e ormai distrutti da invasioni di barbari. Con molta probabilità, il Castello ebbe una funzione militare e difensiva fino al 1580 circa, cioè all’indomani della vittoria cristiana di Lepanto (1571) sui Turchi.
Una leggenda popolare molto diffusa (Carlo Levi parla di un’aria salentina intrisa di mistero, di magia, di fantastico) narra che nelle stanze e nelle stalle del castello come di ogni altra dimora si aggirasse uno spirito piccolo e dispettoso, lu moniceddhu o laurieddhu, responsabile di fatti e misfatti, molto spesso per attribuirgli le colpe degli uomini (donna incinta pur con il marito lontano per lavoro, rottura di damigiana di prezioso olio, scarse razioni di biada ai cavalli, ecc.).

Stato di conservazione ed utilizzo attuale
Dopo l’acquisto da parte del Comune, avvenuto nel 1980, le Amministrazioni succedutesi hanno eseguito lavori di restauro e risanamento per restituire la struttura alla comunità nell’ottimo stato attuale e per ospitarvi la Sala consiliare, una sala per mostre e convegni, le sedi della Pro Loco, del CEA, dell’associazione Auser locale, di altri circoli socio-culturali e del Parco Otranto-S.Maria di Leuca. La corte, ottima per l’acustica, spesso ospita rappresentazioni teatrali e manifestazioni culturali.

Proposte per la valorizzazione del bene
L’Auser Ponte Andrano-Castiglione condivide con altre associazioni locali gli ambienti del Castello, collaborando per la realizzazione di iniziative comuni, come la serata di socializzazione del progetto “Genius Loci” il 29/06/2011, al fine di valorizzare la cultura e l’intelligenza progettuale della comunità andranese e castiglionese e promuovere il turismo sul territorio.

Fonti consultate
Luigi Giorgiani (pres. Auser Ponte), Dora Accogli (resp. Laboratorio lettura), Urso Michele, Luigi Moscatello (ex ass.ri comunali).
Bibliografia
Raffaele De Vita, “Castelli, torri ed opere fortificate di Puglia”, ADDA Editore Bari 1974.
Antonio Rizzo, “Andrano e il suo castello. Origini e storia”, in Atti del Convegno di studi “Andrano e Castiglione d’Otranto nella storia del sud Salento” a cura di F.G.Cerfeda, S.Coppola, L.Moscatello, Pubbligraf 2004.
Vincenzo Peluso, “Le iscrizioni latine del castello Saraceno di Andrano”, in Atti del Convegno di studi “Andrano e Castiglione d’Otranto nella storia del sud Salento” a cura di F.G.Cerfeda e L.Moscatello, Argo 2008.

Altro
Spesso su targhe, locandine, manifesti si legge la denominazione “Castello Saraceno” o “Castello Spinola-Caracciolo” per indicare erroneamente il bene, dai nomi di tre famiglie nobiliari soltanto, corrispondenti ad altrettanti periodi storici, trascurando così le antiche origini del Casale andreano e tutti i nobili proprietari del castello, nonché le diverse Amministrazioni comunali, che hanno provveduto a lasciare positivamente il loro segno.

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