Gli uccelletti e le mattre di Erchie per San Giuseppe

Falò, mattre ed uccelletti, momenti forti dei festeggiamenti in onore di San Giuseppe che si svolgono ad Erchie (Br), rappresentano tradizioni tra le più antiche e radicate della Puglia, e sono profondamente connesse alla cultura ed alla civiltà contadina.
La pira che viene accesa in onore del Santo è composta da fascine di fronde di ulivo, provenienti dalla potatura degli uliveti. Fuoco e luce del falò stanno a festeggiare la fine dell’inverno, e l’arrivo della primavera.
La mattre evocano invece la memoria di una solidarietà antica. Si usava che, a San Giuseppe, le persone più abbienti offrissero da mangiare ai meno fortunati. Il tutto veniva consumato all’aperto, in una comune e solidale convivialità. Il cibo era posto sulle mattre, casse rettangolari che anticamente venivano usate per impastarvi il pane. La tradizione dispone un rigoroso menù da porre a disposizione di chi passa lungo le mattre imbandite. Ben tredici pietanze, in cui trionfa la tria, spartane laganelle di pasta: tria con olio fritto e pane, tria con le fave, tria con il miele (che sostituiva il dolce, troppo costoso per l’epoca), tria con i ceci, tria con la cipolla fritta, lampasciuni (muscari) fritti, i cavolfiori fritti, baccalà, pesce fritto, frutta secca. Si cominciava a consumare il pasto alla fine della processione in onore di San Giuseppe, annunciata dallo sparo di mortaretti.
Anche gli uccelletti vengono preparati il giorno di San Giuseppe, e sono una espressione di solidarietà comunitaria: più che più che una pietanza vera e propria rappresentano degli amuleti, per scacciare il maltempo che potrebbe danneggiare i raccolti.
Sono fatti di semplice pasta non lievitata, annodata e modellata in modo di darle forma di un piccolo uccello: due acini di pepe costituiscono gli occhi, un filo rosso contrassegna il becco. Vengono benedetti assieme alle mattre e regalati a parenti ed amici. La tradizione vuole che, quando si avvicina un temporale, vadano spezzati in quattro e che i pezzi vengano lanciati verso i quattro punti cardinali, per calmare il maltempo.
La storia di questi singolari amuleti si perde veramente nella notte dei tempi. L’hanno mirabilmente ricostruita e raccontata sul sito web dell’istituto Montessori – Bilotta di Francavilla Fontana le maestre Madia Maria Carbone e Gabriela Cito.
“Un giorno, più di duemila anni fa, mentre Giuseppe, il padre putativo di Gesù, – scrivono nell’articolo che potete leggere integralmente qui, lavorava il legno e Maria , sua sposa, era intenta a fare il bucato , in un angolo del loro giardino, Gesù si divertiva a plasmare terra rossa; creò degli uccelli minuscoli, così precisi da sembrare vivi. Gli uccelletti asciugarono al sole, poi Gesù li accarezzò, battè le mani e disse: “Su volate via! ” e svolazzarono in cielo. Giuseppe e Maria sorrisero meravigliati.

Un’antica leggenda della tradizione popolare salentina si ispira proprio a questo evento miracoloso. Si narra che alcuni secoli fa, il giorno della festa di San Giuseppe fu bandito in Erchie un concorso per premiare chi avesse fatto le migliori pagnottelle da distribuire ai poveri. La signora Lavinia, intenzionata a partecipare al concorso, alzatasi di buon mattino, cominciò a preparare l’impasto. Intenta però a spettegolare con la vicina di casa, dimenticò di mettere il sale e il lievito nell’ impasto. Nonostante la dimenticanza, portò a termine la preparazione delle pagnottelle e decise di partecipare ugualmente al concorso. Prima di mezzogiorno, mentre la giuria analizzava il pane di tutti i concorrenti, poco lontano s’intravidero grosse nuvole e lampi ; si udirono tuoni che stavano per abbattersi sul paese. Quando i giurati ebbero nelle mani il pane della signora Lavinia, lo giudicarono talmente pessimo che, senza alcun’esitazione, lo buttarono in aria in direzione della pioggia che cominciava a cadere. All’ improvviso le pagnottelle presero la forma di uccelletti e con le loro ali fecero allontanare il temporale che già aveva cominciato ad abbattersi sul paese. Come per incanto, smise di piovere e ritornò il sereno. Da quel giorno tutti si convinsero che il pane senza sale e lievito aveva un grande potere miracoloso.”
E, aggiungeremmo noi, che la diversità è sempre ricchezza.

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